Festa di Nozze

Quarto e penultimo titolo della Stagione Lirica 2022/2023, l’appuntamento di sabato 4 e domenica 5 febbraio con Le nozze di Figaro assume un po’ i contorni di una festa. Il capolavoro in quattro atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte manca da un decennio dal palcoscenico del nostro Teatro ed era previsto in cartellone nella Stagione 2019/2020 per essere poi cancellato dalla pandemia. È anche questo, forse, che ha alimentato l’entusiasmo e la grande attesa che hanno portato già da settimane al completo esaurimento dei biglietti per le due recite di questo fine settimana. 

Le nozze di Figaro è qui presentata nell’apprezzato allestimento del Teatro Sociale di Rovigo, con la regia, le scene, i costumi e le luci firmati da Massimo Gasparon. Questa importante co-produzione toscana (Teatro Verdi di Pisa, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro del Giglio di Lucca) vede il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli dirigere l’Orchestra della Toscana e il Maestro Chiara Mariani il Coro Lirico Toscano. In scena un doppio cast che si alternerà nelle recite di sabato e domenica: la coppia protagonista verrà interpretata da Nicola Ziccardi e Matteo D’Apolito nelle vesti del celebre Figaro e Daniela Cappiello assieme a Silvia Lee in quelle di Susanna. Accanto a loro Luca Bruno e Wellington Moura come Conte di Almaviva e la Contessa Marta Mari. Irene Molinari e Diana Turtoi (entrambe mezzosoprano en travesti) si avvicenderanno nel ruolo del paggio Cherubino, Alessandra Rossi sarà Marcellina, Davide Procaccini Bartolo, Francesco Napoleoni Basilio, Mauro Secci Don Curzio, Michele Pierleoni Antonio e Maria Salvini Barbarina.

Come spiega Massimo Gasperon nelle sue note di regia, «Quasi 250 anni dopo la prima della versione teatrale del testo originale, quest’opera lirica geniale si impone ancora come un’attualissima e straordinaria commedia umana attraverso il racconto delle vite di tre coppie protagoniste che cambiano radicalmente nell’arco di un solo giorno. “La folle giornata o Il matrimonio di Figaro” è la seconda parte di una trilogia teatrale composta da Pierre Augustin Caron de Beaumarchais nel 1778. Fu Mozart stesso a portare una copia della commedia di Beaumarchais a Da Ponte e concordò con lui di rimuovere tutti gli elementi di satira politica vera e propria della storia […] La vicenda ci trascina in un susseguirsi di colpi di scena che complicano e stravolgono i destini dei protagonisti in un turbinio imprevedibile e geniale che ben poco ha di spagnolo: il vero spirito della vicenda è prettamente italiano come il librettista, con un gusto compiaciuto per l’intrigo ed il complotto, dove la ricerca della libertà individuale travolge ogni struttura sociale e gerarchica precostituita. […] La grande modernità di quest’opera consiste in una visione cinica ma profondamente onesta del genere umano: ognuno di noi è sempre pronto a tradire, mentendo e ricattando il prossimo, in nome del proprio interesse temporaneo, ben conscio che in fondo la brevità della vita non ci concede di abbandonarci a facili malinconie». Tra i brani più celebri dell’opera figurano le due arie della Contessa, Voi, che sapete di Cherubino, Deh, vieni, non tardar di Susanna e le arie di Figaro, la diatriba arrabbiata dell’atto IV contro la donna, Aprite un po’ quegli occhi e quella dell’atto I Non più andrai, in cui nemmeno la melodia più vivace e memorabile riesce a nascondere del tutto il sarcasmo del personaggio.