Quando il cinema diventa teatro

È un’occasione rara, il quarto titolo in Stagione di Prosa a soli tre giorni dal Malato Immaginario di Solfrizzi. Festen. Il gioco della verità, in scena mercoledì 25 gennaio, è stato inserito dalla rivista Birdman tra i 10 spettacoli imperdibili del 2022. Frutto dell’adattamento di un film scritto e diretto da Thomas Vinterberg vincitore nel 1998 del Premio della Giuria al Festival di Cannes, è uno spettacolo che funziona e appassiona dall’inizio fino alla fine, che rivela la fragilità del confine tra apparenza ed essenza e come il gioco della verità sia pericoloso. Un gioco che quando viene innescato può non risparmiare proprio nessuno. 

Un film importante, legato al manifesto Dogma 95, stilato da Vinterberg assieme a Lars von Triers. Un manifesto che era una dichiarazione di intenti che dettava dieci regole base destinate a influire profondamente sul modo di fare cinema in Europa e nel mondo. Un film dunque che diventa teatro, ma che lo diventa portandosi dietro e valorizzando quella sua natura originaria. Un certo modo di problematizzare il cinema che finisce inevitabilmente per problematizzare anche come fare teatro.

Festen racconta la storia di una famiglia borghese, i Klingenfeldt, che si riunisce per il sessantesimo compleanno del capofamiglia Helge. Un traguardo senz’altro importante, ma che sarà un’occasione imperdibile per svelare alcuni segreti inimmaginabili che andranno a sconvolgere per sempre gli equilibri familiari, distruggendoli completamente. E in questo senso la peculiarità dello spettacolo è proprio il “come” della messa in scena, che trova la sua peculiarità nel dialogo con quella riflessione sull’arte cinematografica: su di un palcoscenico essenziale, privato di ogni scenografia realistica, si assiste allo sviluppo di grandi immagini video che rappresentano i racconti soggettivi dei protagonisti, così come nel manifesto Dogma 95, la regola n° 3 impone l’uso della Macchina sistematicamente a mano.

Nella versione di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi a cui assisteremo nel nostro Teatro, la storia parte dal pubblico. Gli attori si schiereranno sul palco e chiederanno ai presenti di scegliere per alzata di mano: esistono due copioni di questo spettacolo, uno verde e uno giallo, quale volete che mettiamo in scena? Probabilmente nessuna delle due scelte sarà indolore. Una festa intesa come momento ilare e spensierato porta al suo interno inquietudine e rancore, che ben si percepisce dietro i sorrisi e gli sguardi dei protagonisti. Cosa si nasconde all’interno di quella famiglia? Di sicuro quella festa sarà il momento ideale per far uscire la verità. A volte una cosa buona a volte una resa dei conti.

In scena nove attori, guidati dalla regia di Marco Lorenzi, che riesce a ricreare questa particolare atmosfera cinematografica sul palco del teatro, così che gli spettatori si trovano catapultati in una particolare doppia dimensione perfettamente amalgamata. Tutto questo è reso possibile anche grazie a Eleonora Diana e Giorgio Tedesco, che curano insieme le luci Link-Boy e separatamente il visual concept e il sound design. Importante il contributo della parte musicale che vede momenti di musica dal vivo e attimi corali, risultati della consulenza musicale e di vocal coaching di Bruno De Franceschi. Gli attori: Danilo Nigrelli (il padre), Irene Ivaldi (madre), Carolina Leporatti (Mette), Yuri D’Agostino (Helmut), Elio D’Alessandro (Christian), Roberta Lanave (Pia, Linda), Barbara Mazzi (Helene), Raffaele Musella (Michael), Angelo Tronca (Kim, Nonno).