Argante, protagonista moderno

Terzo titolo in Stagione di Prosa, primo appuntamento del 2023, sabato 21 e domenica 22 gennaio è di scena Il malato immaginario di Molière con Emilio Solfrizzi nel ruolo del celebre Argante. Una produzione Compagnia Molière e La Contrada Teatro Stabile di Trieste in collaborazione con Teatro Quirino – Vittorio Gassman. Oltre a Solfrizzi, attore amatissimo dal pubblico per le sue interpretazioni comiche, spesso stralunate o venate di malinconia, in numerosi film e fiction televisive, nel cast troviamo Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Cecilia D’Amico, Luca Massaro, Rosario Coppolino. Adattamento e Regia di Guglielmo Ferro. 

Annoverato tra i grandi titoli della drammaturgia di tutti i tempi, Il malato immaginario, commedia rappresentata per la prima volta il 10 febbraio 1673 e che il mese prossimo compirà 350 anni, giunge puntuale con i tempi che stiamo vivendo. Uno spettacolo importante, un capolavoro in tutti i sensi, che rappresenta al meglio la funzione del teatro quale strumento per dissimulare la realtà: Argante, il protagonista, è un ipocondriaco tremendamente solo, eternamente disperato che non vuole proprio saperne di stare bene. «È un’opera attualissima, forse l’opera più attuale sui palcoscenici in questo momento – ha dichiarato Emilio Solfrizzi in una recente intervista – noi sappiamo quanto la pandemia ha creato tantissimi Argante, tantissime persone in fuga dalla vita. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che l’esistenza gli mette davanti. La comicità di cui è intriso il capolavoro di Molière viene poi esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni davvero esilaranti». Così spiega invece il regista Guglielmo Ferro: «Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Molière, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce. Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui».