La Stagione Lirica del Teatro di Pisa prosegue venerdì 13 e domenica 15 gennaio con uno dei massimi capolavori del melodramma italiano alle soglie del Novecento: Manon Lescaut di Giacomo Puccini. La prima rappresentazione al Teatro Regio di Torino nel 1893, accolta con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico, costituì il successo più immediato per Puccini segnando una svolta nella carriera del compositore, con tutte le premesse per la sua affermazione a livello internazionale. Sono ancora disponibili biglietti per l’atteso appuntamento con questo grande titolo, che si ripresenta dopo quasi sei anni di assenza dalle tavole del nostro palcoscenico.
Dramma lirico in quattro atti, l’opera è proposta in un nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, coprodotto con i teatri di Lucca, Modena, Rimini, Ravenna e Ferrara. La regia è firmata da Aldo Tarabella con la direzione musicale affidata a Marco Guidarini alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e del Coro Arché (preparato dal M° Marco Bargagna). Le scene sono di Giuliano Spinelli, i costumi di Rosanna Monti. Nei ruoli principali Alessandra Di Giorgio (Manon), Marcello Rosiello (Lescaut), Paolo Lardizzone (Renato Des Grieux) e Alberto Mastromarino (Geronte di Ravoir). Nella vicenda dell’opera, che inizia a Parigi e finisce “in una landa sterminata ai confini di New Orleans”, la bella e giovane Manon si dibatte incautamente fra l’agio e le ricchezze del vecchio banchiere Geronte di Ravoir e la passione per lo studente Des Grieux, uomo mite e di pace che, innamoratosi perdutamente, per lei si trasformerà fino a rubare e uccidere e ne vorrà seguire il triste destino. Così Tarabella nelle sue note di regia: «E, quasi a voler difendere il loro amore, il romanzo originale, a nostro conforto, porta i due giovani nelle lontane Americhe, dove vivranno almeno per una stagione felicemente insieme, prima di ricadere nell’ennesima disgrazia: in fuga,
ancora in viaggio verso nuovi luoghi dove poter vivere in pace… ma con Manon non è così, lei stessa risulta schiava della sua bellezza provocante e tentatrice. In questo ultimo viaggio, sono accompagnati da un gruppo di giovani prostitute o semplici donne colpevoli di un reato… sono donne martoriate oltre la loro pena. La scena del terzo atto che le vede, insieme a Manon, salire sul vascello verso l’esilio, mi è stata fonte di sincera commozione, in riferimento alle recenti ed attuali insurrezioni in Iran a difesa del sacrosanto diritto delle donne di esistere: il gesto simbolico di rivolta è il taglio di una ciocca di capelli delle tante donne iraniane. Così, dalla nostra scena, è giunto un umilissimo ma sentito segno di solidarietà nel compiere quello stesso gesto del taglio di capelli, pur nella sua finzione teatrale, anche alle giovani donne in partenza per l’esilio».