Marco Polo pisano per tre giorni

Al Teatro di Pisa un nuovo piacevole appuntamento con la risata, sempre “imposta” dalla commedia in vernacolo pisano: venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 ottobre l’Associazione “Il Retone” presenta Ir milione… a  aveccelo!. Scritto da Michele Barbieri e Miriano Vannozzi, con la regia di Giorgio Di Presa, maestra del coro Cecilia Zaccagnini, direttore di scena Adolfo Fiordelisi, le repliche erano originariamente previste per l’inizio di marzo del 2020 e poi annullate per lo scoppio della pandemia. 

La Compagnia teatrale protagonista è composta da 36 attori, tutti pisani non professionisti dello spettacolo, tra cui nomi noti nei campi più disparati, tra medici, avvocati, commercialisti, dentisti, insegnanti, commercianti e quant’altro. E tutti accomunati da una grande passione, la voglia di divertirsi e far divertire il pubblico, con l’aggiunta di finalità di beneficenza. Parte del ricavato di quest’anno verrà infatti destinato al “Centro Nina”, una realtà pisana, frutto della collaborazione tra la Neonatologia del nostro Ospedale e la Scuola Superiore Sant’Anna, che svolge un lavoro multidisciplinare di ricerca di soluzioni innovative, anche tramite simulazioni e robots, nel campo della neonatologia. La recita prevede, oltre agli attori, la partecipazione del Coro del “Teatro dell’Alambicco” diretto da Cecilia Zaccagnini, composto da 56 cantanti, 12 ballerini con coreografie di Elisa Gandini, 10 stewards di scena e 4 Ginnaste del Gym Pisa. Al centro della commedia è il celebre viaggio di Marco Polo, insieme a suo padre e suo zio, nella Cina del Gran Khan, lungo la Via Della Seta. Ma non solo questo: la scrittura del libro Il Milione venne notoriamente da lui affidata al pisano Rustichello da Pisa, e prendendo spunto da ciò, gli autori hanno colto l’occasione per far rivivere anche i rapporti fra Marco Polo e la nostra città, con l’azione che prende le mosse proprio dalla prigione genovese in cui furono insieme lo stesso Marco, interpretato da Paolo Oliva, e Rustichello, interpretato da Miriano Vannozzi. Quest’ultimo, anche uno dei due autori del testo, figura di punta del panorama vernacolo cittadino.