Con il successo della Traviata di domenica 12 si è ripreso il cammino iniziato con la Tosca allestita a inizio agosto nella bellissima cornice del Giardino Scotto. Un cammino che ora, con questo primo capitolo di una trilogia verdiana con tre titoli in tre settimane, ha finalmente riportato il pubblico ad assistere a un’opera all’interno del nostro Teatro, che del Maestro di Busseto porta il nome da quasi centoventi anni. Qui, dove da troppo tempo mancava questo pubblico, le prossime domeniche 19 e 26 settembre Rigoletto e Trovatore faranno ancora segnare l’esaurimento dei posti disponibili, pur ridotti per le note norme emergenziali.
Le porte del Teatro Verdi si riaprono dunque partendo dal cuore dell’opera italiana. Filo conduttore di questa serie è proprio l’intenso rapporto tra la città e il suo massimo teatro. Le nuove tecnologie introdotte al Giardino Scotto in Tosca contribuiscono a rendere visivo questo legame: il Duomo e il Camposanto diventano protagonisti nelle scene cruciali del Trovatore, l’Arno e i vicoli medievali nel Rigoletto, la Normale e il foyer del teatro, disegnato dal veneziano Scala, in Traviata, in un continuo gioco di rispecchiamento onirico tra finzione e realtà quotidiana, in un costante invito a riguardare la propria città con occhi diversi e rinnovati. I cast sono ancora il frutto di un meticoloso bilanciamento tra voci di solida fama ed esperienza, come Gazale o Murat Karahan, e i giovani talenti selezionati nei casting invernali, proseguendo così l’impegno etico del teatro a ribadire il proprio ruolo sociale, supportando gli artisti più penalizzati dalla pandemia e al contempo proponendosi come fucina di nuove voci per i palchi lirici del mondo. Tutto questo è racchiuso nelle parole del M° Enrico Stinchelli, Direttore Artistico per la Lirica della Fondazione Teatro di Pisa: «È la mia prima stagione in un ruolo, quello di Direttore Artistico, a cui sono arrivato oggettivamente tardi e dopo un percorso che orgogliosamente rivendico irrituale. Credo di avere la maturità necessaria per lavorare in una chiave antipersonalistica di puro servizio al genius loci, alla vocazione profonda di questa città; quindi, le parole chiave non possono che essere innovazione in un quadro storico da rispettare, ricerca continua, calibrata riscoperta di nicchie ma con un occhio sempre attento ai gusti popolari, come la radio in oltre 25 anni di onorato servizio mi ha insegnato ad esercitare giorno dopo giorno. Le sorprese oggi sono affidate al trompe l’oeil tecnologico grazie al quale Pisa entrerà in teatro come un set cinematografico, ma presto saranno più incentrate sul repertorio. Mentre, almeno per tutto questo primo anno, voglio continuare a ribadire il ruolo sociale dei teatri incentivando i giovani a presentarsi ad un pubblico preparato ed esigente affinché la loro vita davvero riparta».