Il quarto titolo della Stagione Lirica del Teatro di Pisa è un altro Don Giovanni, che si riallaccia al percorso ideale passato per L’Empio punito che ha aperto il cartellone e per tutte le rappresentazioni che negli anni addietro si sono susseguite lungo il suo tema. Ma è un Don Giovanni del tutto nuovo, che è stato definito “iconoclasta, poetico, provocatorio, erotico, sbruffone in parrucca rosa”, questo che debutta al Verdi venerdì 24 e domenica 26 gennaio dopo la promozionale scuole e sociale di mercoledì 22. Diretto da Erina Yashima per la regia di Cristina Pezzoli, è una coproduzione Teatro di Pisa, Fondazione Stiftung Haydn (Bolzano e Trento), Teatro Goldoni di Livorno e Teatro del Giglio di Lucca.
Proprio dopo L’Empio punito di Melani, esaltato dalla critica, il direttore artistico Stefano Vizioli sfida la città con uno spettacolo inedito, difficile e accurato, che si staglia perfettamente sullo scenario che vede Pisa candidata a Capitale Italiana della Cultura 2021. Una coproduzione che vanta un cast di rilievo, formato da alcuni tra i migliori cantanti del panorama nazionale: Daniele Antonangeli (Don Giovanni), le tre donne chiave Sonia Ciani (Donna Anna), Raffaella Milanesi (Donna Elvira) e Federica Livi (Zerlina), Nicola Ziccardi (Leporello), Francesco Vultaggio (Masetto), Diego Godoy (Don Ottavio) e Paolo Pecchioli (Il Commendatore). Così spiega la regista Cristina Pezzoli, che vuole evitare una lettura postfemminista: «Penso che ogni donna possa facilmente riportare alla memoria i “dongiovanni” con cui ha avuto a che fare. Il Don Giovanni mozartiano esige di essere rappresentato con una maggiore complessità, sospendendo il giudizio morale sulle malefatte dell’empio, alla ricerca del suo nucleo fondativo profondo». Don Giovanni diviene così un eterno bambino, «un personaggio mosso dal bisogno incessante di gioco e conoscenza, che prende tutto poco sul serio: la vita, le donne, Dio, la morte». Un Circo Nero ospiterà immagini, visioni, numeri ludici dalla notte delle malefatte sino al momento della punizione divina. Aggiunge il M° Erina Yashima: «Immagini riflesse degli esseri umani in tutte le sfaccettature, le opere di Mozart e Da Ponte riescono a cogliere la natura dell’uomo con una finezza infinita, con umorismo, ironia e anche melanconia. Sono opere di una validità universale, sempre attuali. Non c’è bianco e nero, i personaggi non vanno giudicati, ma l’empatia per i personaggi è tale che ci riconosciamo nei protagonisti, nel bene e nel male».