Pirandello rock

Dopo la chiusura della Stagione operistica, anche il programma di Prosa volge al termine e lo fa altrettanto in bellezza. Sabato 23 e domenica 24 marzo l’ultimo appuntamento del cartellone teatrale 2018/19 è con un grande classico: Il piacere dell’onestà di Pirandello, nella versione diretta e interpretata da Alessandro Averone in tournée fin dal febbraio 2018. Uno spettacolo che, anche grazie alla «talentuosa, sorprendente, efficace e personale» cifra stilistica del regista, come si legge in una delle tante più che positive recensioni, è sicuramente da non perdere. 

Rimanendo nell’ambito della critica, così L’Osservatore Romano: «Il Pirandello che non ti aspetti: allegro, vivace, energetico come una marcia turca di Mozart eseguita in versione rock, in bilico sul crinale del vaudeville ma senza rinunciare a niente della metafisica, filosofica profondità che è la cifra più caratteristica dello scrittore siciliano». Uno spettacolo in cui, riporta lo stesso quotidiano, «basta una marsina settecentesca per far respirare l’atmosfera dell’illuminismo francese post ancien régime, il tono melodrammatico che vira al grottesco delle interpreti femminili per disegnare geometrie da salotto borghese alla Feydeau, un paio di occhiali da sole e un giubbotto di pelle per riportare il focus dell’azione ai giorni nostri. Licenze poetiche più che lecite dato che la celeberrima commedia pirandelliana è in fondo una riflessione sulla verità e l’apparenza nei rapporti interpersonali». Ispirata alla novella Tirocinio del 1905, al debutto nel novembre del 1917 a Torino, Il piacere dell’onestà è uno dei testi più grotteschi di Pirandello che anche qui, con la sua straordinaria maestria e la consueta causticità, attraverso il meccanismo del paradosso, mette in risalto le tematiche a lui care: la differenza fra l’essere e l’apparire, fra la maschera sociale e chi si è veramente. Tematiche ancora oggi quanto mai attuali, come si evince dalle note di Alessandro Averone: «Ci muoviamo costantemente circondati da immagini, infinite immagini di come gli altri ci appaiono, di come noi appariamo a noi stessi e al mondo che ci circonda. Immagini di come vorremmo essere percepiti, di come gli altri vorrebbero essere visti da noi. Forme, involucri a cui l’uomo si aggrappa disperatamente per ancorarsi ad un senso del proprio essere. Il dibattersi grottesco dell’essere umano nel tentativo di rinchiudere la sostanza della propria persona in una forma riconoscibile che ne sancisca una verità. Non importa come e non importa a che prezzo. Fosse anche la limpida e chiara onestà di una menzogna costruita a tavolino, di comune accordo. Per sopravvivere».

La trama de Il piacere dell’onestà è nota: Angelo Baldovino, un passato costellato da imbrogli dovuti al vizio del gioco, su invito di un vecchio compagno di scuola accetta di sposare Agata, una giovane donna che aspetta un bambino da un nobile ammogliato, il marchese Fabio Colli. Un matrimonio, insomma, che deve creare l’apparenza della rispettabilità ed evitare lo scandalo.  L’apparenza di onestà che gli viene richiesta spinge via via Angelo a comportarsi in modo spietatamente sincero mentre tutti gli altri attorno a lui faranno sempre più difficoltà a restare “in parte”. Solo la giovane Agata saprà coglierne il senso profondo, nutrendo per Baldovino una specie d’amore. Così quello che è nato come un inganno sociale si trasforma in una unione vera. In scena, insieme ad Alessandro Averone nel ruolo di Angelo Baldovino, Alessia Giangiuliani è Agata, Laura Mazzi è sua madre Maddalena, Marco Quaglia è il marchese Fabio Colli, Gabriele Sabatini un parroco e Mauro Santopietro è Maurizio Setti, cugino del marchese e amico di Baldovino. Le scene sono di Alberto Favretto, i costumi di Marzia Paparini, le luci di Luca Bronzo. Le musiche sono a cura di Mimosa Campironi. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Knuk Company.