Uno spettacolo di danza racconta il mondo di Haendel al tempo in cui ha creato il suo celeberrimo oratorio in lingua inglese dedicato al Messia, nel 1747: l’arte rinascimentale e barocca, il gusto dominante per gli effetti prospettici e i chiaro scuri, la spiritualità sospesa tra finito e infinito, tra sogno e realtà. MessiaHaendel, con il torinese Eko Dance International Project, coreografo Paolo Mohovich, 16 giovani e talentuosi danzatori in scena, è al Verdi venerdì 22 febbraio alle ore 21. Per gli abbonati Opera e Concerti promo 2×1. Al termine dello spettacolo, incontro con il coreografo a cura di Silvia Poletti, critico e studiosa di danza.
Anche senza l’atteso coro dell’“Alleluia!”, il coreografo Paolo Mohovich, già fondatore del Balletto dell’Esperia e dal 2007 direttore artistico e ideatore di Palcoscenico Danza, ha creato uno spettacolo, MessiaHaendel, in cui il gesto e la forma, in questo eccezionale ambiente sonoro, sono il mezzo espressivo attraverso il quale i danzatori descrivono, in una scena scarna, le dinamiche dell’ispirazione artistica.
La storia del Messiah HWV 56 di Haendel è basata su tre concetti principali: storia della natività di Gesù, la crocifissione e redenzione dell’umanità e un commento sull’anima cristiana e della Vittoria sulla morte. Il testo del Messiah scritto da Charles Jennens intendeva essere una dichiarazione di fede nella divinità di Cristo.
La creazione artistica nasceva in risposta a un’urgenza spirituale e all’assillo conoscitivo alimentato dalle nuove scoperte scientifiche che fornivano una nuova visione del cosmo.
Di scena venerdì 22 febbraio ore 21 al Teatro Verdi, quarto titolo della Stagione di Danza 2018/19 organizzata in collaborazione con FTS onlus, questa coreografia di Mohovich utilizza dell’oratorio alcuni brani che danno allo spettacolo atmosfere dinamiche date dal continuo evolversi dei vari quadri, che evocano senza raccontare e dove il linguaggio del corpo e l’ispirazione musicale si fondono per coinvolgere ed avvolgere lo spettatore nei variegati stati d’animo profondamente contrastanti che caratterizzano l’oratorio. Non ci sono narrazioni né descrizioni dei versetti biblici, ma allusioni simboliche che conducono a un’atmosfera sospesa tra finito e infinito, tra umano e divino, tra sogno e realtà, presentando alcune immagini della storia sacra come se fossero dei quadri in un’atmosfera caravaggesca di luci ed ombre.
Giuditta Alfarano, Silvia Arena, Carlotta Avidano, Anabel Barotte, Giorgia Bonetto, Andrea Carozzi, Anastasia Crastolla, Manuela Gallingani, Nicole Gritti, Aymara Herrero, Eugenio Micheli, Stefano Milione, Veronica Morello, Francesca Raballo, Umberto Rota, Elena Zanato sono i danzatori, con costumi disegnati da Cicci Mura, mentre il disegno luci è a cura di Paolo Mohovich e Mauro Panizza.
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