Anche la Stagione di Prosa si conclude in questo mese di marzo: sabato 17 e domenica 18 è in scena al Verdi l’ultimo titolo, Il segreto della vita. Rosalind Franklin, con Lucia Mascino, che è subentrata ad Asia Argento protagonista femminile nella versione in tournée nella scorsa annata, e Filippo Dini che firma anche la regia. Lo spettacolo è la trasposizione italiana di Photograph 51 della drammaturga americana Anna Ziegler, messo in scena in origine nel West End con Nicole Kidman nei panni della studiosa che diede un fondamentale contributo alla biologia molecolare, fornendo per prima le prove sperimentali della struttura del DNA.
La pièce ricostruisce la storia di Rosalind Franklin, chimica, fisica e cristallografa inglese scomparsa nel 1958 a soli 37 anni, che riuscì a fotografare la doppia elica del DNA grazie alla diffrazione a raggi X. Fu questo a rendere possibile la scoperta del “segreto della vita” che nel 1962 portò al Premio Nobel Francis Harry Compton Crick, James Dewey Watson e Maurice Hugh Frank Wilkins. La Franklin ha ottenuto soltanto tardivamente il riconoscimento del suo ruolo cruciale nella grande scoperta. Il testo della Ziegler tenta proprio di ristabilire le cose, restituendole i meriti che non le furono riconosciuti se non molto dopo la prematura scomparsa causata proprio dall’imprudenza nell’uso dei materiali con cui conduceva la sua ricerca, che le costarono il cancro. La vicenda è raccontata attraverso salti temporali e flashback che riconsegnano fragilità e solitudine della donna che viveva praticamente sepolta nel suo laboratorio.

Rosalind Franklin
Annota così Filippo Dini, regista e protagonista nel ruolo del dottor Wilkins: «Ci troviamo di fronte ad uno degli avvenimenti più sconvolgenti e controversi nella storia del pensiero e delle conoscenze scientifiche. Tutta l’umanità si inchina e si compiace in un unico trionfale applauso nei confronti dei grandi scienziati che sono riusciti a decifrare ciò che era definito ‘il segreto della vita’. La vicenda, tuttavia, fu tutt’altro che epica e nobile. I personaggi coinvolti in questa scoperta furono molti, tutti scienziati autorevoli che collaborarono in diverse fasi alla stessa ricerca, ma che furono vittime e carnefici, a seconda delle alterne fortune, delle reciproche invidie e desideri di riscatto personali. Tutti lottarono per avere un personale posto di rilievo nella Storia, ognuno con le proprie capacità e le proprie motivazioni, talvolta anche nobili, ma sempre e comunque a discapito del sesto personaggio di questa storia, dell’unica donna di questa favola; una donna meravigliosa e detestabile, una persona limpida e contraddittoria, ambiziosa e vigliacca, una donna fuori dalle umane catalogazioni e impossibile da raccontare: Rosalind Franklin. […] Nel corso della pièce, i personaggi saltano continuamente da un presente, che non è definito, ad un passato, che è quello del ricordo, quello delle scene, in cui la vicenda della scoperta del DNA si interseca con la storia di Rosalind. Le scene, quindi, si alternano con i commenti e le dissertazioni dei personaggi al presente, in un continuo susseguirsi di immagini che risultano distorte, non verosimili o non coerenti a giudizio della nostra logica educata, ma che inevitabilmente contribuiscono ad arricchire e a comporre quel film, o quel sogno, che lentamente si srotola sereno e perfettamente compiuto nella nostra mente».