La blues band italiana, anzi, pisana, Betta Blues Society, ha vinto il viaggio premio a Memphis, Tennessee, per rappresentare l’Italia nel più grande concorso di band blues del mondo: l’International Blues Challenge, dal 16 al 20 gennaio nei migliori club di Memphis, a pochi metri dalle sponde del Mississippi River. Ci racconta di questo traguardo la cantante del gruppo Elisabetta Maulo, per tutti “Betta”, voce e volto noto al Verdi di Pisa per aver curato molti laboratori musicali, performer e musicista in vari progetti tra il blues il country e il jazz, che la porteranno, dopo gli Stati Uniti, anche in Cina.
«Prima di partire per Memphis canterò a Pisa, Livorno e altrove in Italia in duo col chitarrista Roberto Luti (all’Ex Wide di Pisa, il 2 dicembre, al Teatro C di Livorno il 30 novembre, al Teatro di Lari il 9 dicembre, il 16 dicembre a Forte dei Marmi e il 13 di gennaio al Monk di Roma n.d.r.), musicista di Playing for change, poi sarò in duo con il giovanissimo contrabbassista Matteo Bonti il 17 dicembre a Barga (Surrealistas e Sinedades) poi con i Betta blues prima della grande partenza il 29 a Padova e qui a Pisa, al Lumière, il 12 gennaio, poi da Memphis parto direttamente per la Cina, dove insieme a un gruppo di musicisti di Bruxelles abbiamo una residenza artistica di 3 mesi nella città di Hangzou, proprio la città gemellata con Pisa che ha sospeso il gemellaggio per protesta contro la visita del Dalai Lama!».
«Potrai dire che siete di Bruxelles!».
«In effetti anche gli altri musicisti che viaggiano con me sono in parte italiani e in parte collegati a Pisa: a parte Jakob Warmenbol, batterista di Anversa (Belgio), a farmi compagnia ci sarà Nicola Lancerotti al contrabbasso e infine il pianista e compositore Piergiorgio Pirro, con cui ho condiviso anche il progetto dei “More Sundays”, insieme a Beppe Scardino al sax baritono e clarinetto basso e Tony Cattano al trombone: con loro ho pubblicato il mio quarto album, che si somma ai tre dei Betta Blues. E adesso Tony mi sta anche insegnando a suonare il trombone che mi ha prestato Francesco Bottai dei Gatti Mezzi».
Betta è vulcanica, nella passione, nei progetti e nel piacere di presentare le persone con cui lavora.
Early, del 2015, dei More Sundays, è il frutto di una ricerca sul suono acustico del jazz, a partire dalla straordinaria musica dagli anni ’10 del ‘900.
I 3 album dei Betta Blues, al secolo Elisabetta Maulo, Lorenzo Marianelli, Fabrizio Balest, Pietro Borsò, sono invece il risultato di 8 anni di musica insieme, sulle tracce del blues delle origini.
Betta è marchigiana d’origine, è approdata a Pisa per studiare Scienze biologiche, insegna canto, ha studiato pianoforte da piccolissima ed è autodidatta per gli strumenti che la accompagnano: Kazoo, Washboard e Ukulele.
Quando lavora con i bambini lascia che siano loro a costruire il loro strumento: ad esempio in alcune Scuole Materne pisane hanno ancora in classe il “bastone della pioggia”, tubo di scottex e conchiglie dall’innegabile potere evocativo.
Finalmente vive della sua musica:
«è stata dura. Ma penso che la gavetta la debbano fare tutti i musicisti. Ti arricchisce, ti attiva delle emozioni che esprimerai nella tua musica: è quando hai qualcosa da dire che arrivi alla gente. Io mi emoziono in questo modo e credo si senta. Con la musica non si può fingere».
«È per questo che hai dichiarato che non andresti mai a un talent show? Eppure sono uno strumento per farsi conoscere dal grande pubblico?».
«Sì ma non ci andrei mai. Mi avevano anche cercato, da Italians Got Talent, via facebook. Ma non ho mai risposto, ho letto il messaggio dopo mesi. Troppi suoni registrati, troppa attenzione al personaggio, allo spettacolo e non alla musica. I ragazzi che vanno ai talent raggiungono troppo presto la notorietà e poi spariscono, secondo me impazziscono e si allontanano da tutto quello che è arte. Si allontanano dalla musica che è fatta di lavoro, ricerca e fatica. Avere tutto e subito mi sembra leggero e disonesto nei confronti di se stessi e della musica di riflesso. In Italia tutto il sistema musicale sembra incentrato sulla costruzione di nuovi showman, mentre appena fuori dai nostri confini, in Francia, in Svizzera, per quello che abbiamo percepito nei concerti che abbiamo fatto, ti stanno ad ascoltare e ti rispettano per quello che suoni e che hai da dire».
«Sarà che appena 2 mesi fa sono transitati da queste parti i sovrani assoluti del rock, i Rolling Stones, che da 50 anni inseguono il sogno Blues, ma sembra che nei confronti del genere ci sia una decisiva inversione di tendenza».
«Non saprei, non mi sbilancio. Il contesto rock blues italiano, da un osservatorio come quello del Rock Contest ad esempio, è sempre più contaminato dalla tecnologia, che di certo non va nella direzione del Mississippi River! D’altra parte, ora ho una percezione più ottimista del pubblico perché faccio più concerti, e sento sempre più partecipazione. Il massimo è quando si fermano a guardarti i bambini, come al Ferrara Buskers Festival: se bimbi di 4 o 5 anni stanno là davanti a te a ballare per tutto il tempo, vuol dire che la tua musica funziona: i bambini sono molto istintivi e veri, senza filtri!».
«Hai molta esperienza con i bimbi, anche come attrice per spettacoli per bimbi».
«Sì sono stata Gianburrasca e Pinocchio, per i progetti del Fare Teatro del Verdi di Pisa, nei laboratori con Erica Gori: cantavo, in un musical che è piaciuto molto… Poi nei laboratori di propedeutica musicale del Verdi ho avuto la possibilità di lavorare con bambini dai 4 anni in poi, associando alla musica anche le dinamiche del teatro e del movimento, con il metodo AIGAM sull’apprendimento del linguaggio musicale anche per i più piccoli, e il metodo Dalcroze. Quest’anno non ho riproposto il laboratorio perché sarò via da gennaio a maggio, ma sono sicura che questo viaggio mi porterà ad imparare cose nuove da proporre per i prossimi laboratori».
«La sfida di Memphis una nuova partenza?».
«È già un traguardo arrivare là, ma non credo sarà possibile ottenere un ulteriore riconoscimento in quella competizione: a casa loro con la loro musica! Ma non vedo l’ora di veder suonare gli americani nella più grande gara di band blues del mondo. Un bel volo in avanti, comunque, Memphis è a soli 600 km dal delta del Mississippi, da New Orleans, dove tutto è cominciato, città che amo e che spero di rivivere ancora».