“Vituperio de le genti"

Mai era stata così evidente la violenza delle parole di Dante, finché a pronunciarle non è stata la voce di Chiara Guidi. A Pisa forse le ha dette con particolare veemenza, consapevole che l’invettiva avrebbe colpito il senso di colpa degli spettatori, e dei loro avi, aleggianti lo scorso 25 maggio nelle alte corderie degli Arsenali Repubblicani, per il festival 751 Dante posticipato. Chiusi gli eventi di un compleanno non rotondo, si apre martedì prossimo 7 giugno in Piazza dei Cavalieri la Torre della Muda, ribattezzata “della Fame” per la tragica fine del Conte Ugolino, inglobata dal XIV secolo nel Palazzo del Bonomo, poi “dell’Orologio”, oggi Biblioteca della Scuola Normale: sarà spazio museale aperto al pubblico dedicato al Poeta e ad alcune preziose edizioni della Commedia.

Come si può punire un uomo chiudendo in prigione anche i suoi giovanissimi figli, e farli morire di fame? Di tale brutalità sono accusati i pisani tutti, dal 1300 in poi. In realtà sembra che Dante abbia parzialmente alterato la verità storica dell’episodio, poiché Ugolino fu imprigionato coi due figli Gaddo e Uguccione e i due nipoti Anselmuccio e Nino, quest’ultimo anche invischiato nelle aspre contrapposizioni tra Guelfi e Ghibellini. Dei quattro solo Anselmo era quindicenne, mentre gli altri erano adulti. Eppure il racconto patetico di questo traditore della patria, il Conte Ugolino, condannato a morire in modo atroce, e a scontare la pena eterna di divorare il cranio di colui che a sua volta lo tradì, è l’espediente di Dante per stigmatizzare tutte le crudeltà delle lotte politiche del suo tempo, incluso l’esilio a cui egli stesso fu condannato insieme ai suoi figli nel 1302.

Se poco aggiungono agli studi Danteschi gli eventi organizzati per gli anniversari, a detta degli stessi studiosi, certo è che sono un pretesto per riascoltare, riaprire testi e luoghi, accogliere artisti di notorietà internazionale.

Così grazie al festival organizzato a Pisa dal Prof. Marco Santagata (Programma del festival) un anno dopo le celebrazioni per i 750 anni dalla nascita, è tornata al di qua del “monte per che i Pisani veder Lucca non ponno” l’attrice e regista Chiara Guidi, cofondatrice insieme a Romeo e Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio, da quest’anno più semplicemente “Socìetas” , compagnia tra le più rappresentative del teatro europeo d’avanguardia.

Inferno, canti XIII, XXXIII, XXXIV – Esercizio per voce e violoncello“, è il nuovo tassello di una lunga ricerca che la Guidi compie da anni, attraverso spettacoli e laboratori, sulla coreografia della voce come suono, sul ritmo e sulla partitura drammatica. La voce è concepita nella sua relazione tra significato delle parole e visione, come una realtà che unisce immaginazione e pensiero, che vive aldilà del significato. A parlare è la musica del violoncello di Francesco Guerri, che la accompagna in un controcanto a volte dolente, a volte aggressivo, che si spinge fino a un fischiettio nei momenti più soavi. Come Dante e Virgilio, Chiara Guidi e Francesco Guerri con le parole e i sospiri, gli stridii e gli affondi sulle corde, le voci rimodulate da effetti che sembrano davvero provenire dall’oltretomba, hanno spalancato una visione che è memoria, inconscio collettivo, dolore e rimorso, nello spazio anch’esso di grande potere evocativo degli Arsenali Repubblicani di Pisa, i cantieri navali della Repubblica marinara sin dagli inizi del Duecento, inaugurati dal Presidente Mattarella lo scorso ottobre dopo un lungo intervento di recupero, e riaperti per l’occasione dantesca grazie anche alla fatica degli operatori teatrali, Silvano Patacca del Teatro di Pisa e Stefania Lora della Socìetas, che hanno scelto la collocazione più appropriata per un evento che è stato molto più di una tradizionale Lectura Dantis.

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Liberato il respiro rimasto contratto dall’invettiva contro Pisa, vien voglia di rivedere lo spettacolo a Genova, dove gli avversari dell’altra Repubblica marinara verranno colpiti dai versi successivi, dopo l’incontro con Frate Alberigo e Sir Branca Doria: Ahi Genovesi, uomini diversi, / d’ogne costume e pien d’ogne magagna, / perché non siete voi del mondo spersi?

Il sommo Poeta non risparmia nessuno, e ci accompagna “a riveder le stelle” in una serata che restituisce a Pisa le dimensioni di una città culturale europea. Forse per rivedere gli Arsenali bisognerà aspettare il 2021, quando per Dante si celebreranno i 700 anni dalla morte?

Ci accontentiamo per il momento di curiosare in ciò che resta di quell’infame Torre, in Piazza dei Cavalieri, a partire dal prossimo 7 giugno. Per informazioni e aggiornamenti www.sns.it